Giulia Madiai → DOPO DI NOI
DOPO DI NOI
29 January 2024

Si realizzò in un istante, mi voltai
e vidi che la tovaglia a quadri  si muoveva, sollevata dal vento.
Una manciata di secondi,
bastarono quelli a bloccare anche le menti più razionali.
La notte scese sulla valle e,
come se una mano mi volgesse la testa, mi ritrovai a guardarli:
la luce e il buio continuavano la loro battaglia.
Tutto accadeva là, dove forze mitologiche dettavano legge,
dove un pensiero razionale non avrebbe trovato dimostrazione.
Là, tra i vapori che salivano verso il cielo color pece,
tra le tane dei lupi e le chiome degli alberi.
Loro i protagonisti, noi gli spettatori.

In una calda notte del 4 Luglio 1792 a Cusago, un paesino a metà strada fra Milano e il Ticino, Giuseppe
Antonio Gaudenzio, che di anni ne aveva 10, cerca disperato l’unica preziosa vacca della sua famiglia.
L’aveva portata al pascolo lui stesso durante il giorno e smarrita, ma una volta tornato a casa e
rivelato l’accaduto al padre, fu obbligato a tornare nel bosco, con l’ordine di non rincasare senza prima averla ritrovata.
Solo al risveglio il padre, non vedendo suo figlio, decise di andare a cercarlo.
Quello che trovò furono abiti sporchi di sangue e i resti del ragazzino, sbranato durante la notte. La mucca pascolava poco più avanti. Quattro giorni dopo, a Limbiate, si registrò una nuova aggressione. Un gruppo di ragazzi, messo di guardia ad alcune vacche, venne aggredito da una presunta “bestia”. Il più piccolo di loro, Carlo Oca, non riuscì a scappare, venne trascinato nel bosco e divorato per metà. Quello che fino ad ora era stato descritto come un lupo, iniziò ad essere arricchito da dettagli fantasiosi raccontati dai sopravvissuti, che parlavano di una testa molto larga con grandi denti esterni.
Da questo momento in poi la notizia di quello che era ormai diventato un feroce mostro iniziò a circolare senza più fermarsi. Dalle Alpi Lombarde scesero lupari professionisti, attirati dalle cacce generali promesse dalle autorità.
Con il moltiplicarsi degli attacchi, sempre più feroci e diabolici, la psicosi collettiva dilagò.
Aumentarono i falsi avvistamenti, si iniziarono a scambiare capre per aggressive iene e si parlò anche di qualcosa molto simile a una chimera. Quando arrivò la fine dell’estate, dopo il ritrovamento alle porte di Milano di una bambina con il collo lacerato, si arrivò a sospettare che la bestia avesse capacità vampiresche. Cosa era accaduto nelle menti spaventate degli abitanti di quelle zone? La feroce bestia di Milano non ha più niente a che vedere con un animale in carne ed ossa,
ma cammina sui confini del reale, li varca quasi, diventando la culla di paure ataviche, non controllabili e inconoscibili.
Un pretesto che racconta dell’uomo diviso e mostrato a metà. Partendo dal racconto del bosco come luogo di timori primordiali e tracciando i confini di quella manciata di tempo che I. Bergman definiva l’ora del lupo, “l’ora in cui molta gente muore e molti bambini nascono e quando gli incubi ci assalgono e se restiamo svegli abbiamo paura”, dopo di noi racconta della profonda dualità delle cose, dell’altra faccia della medaglia, quella dei grigi lupi mannari un tempo nati cani.

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